TRATTATO II. CAP. II.
CAPO TERZO.
Del numero degli ordini , e delle loro definizioni .
' "Li ordini dell’Architettùra fecondo Carlo Cefare Ofio altro
7 non fono , che un compimento di varie parti proporziona-
de li, ch’efce dalla fodezza de’ muri, il quale diletta, e fod-
{i = i disfa l'occhio di chi lo mira; ed è ben difficile fapere qual
fia la radice di quelto diletto, non meno che difficile ella è la noti
gia della radice della bellezza d'un vago veftito ; mailime che ralvol-
za veggiamo, che gli uomini cangiano mode, e che quello, che pri.
sma era ammirato per bello , vien poi abborrito per diforme, e quello,
che piace a una nazione difpiace all'altra, e nello fteflo noftro affare
veggiamo , che l’Architettura Romana prima {piacque ai Goti, e l’Ar-
chitettura Gotica a noi fteili difpiace; onde par neceflario , avanti che
procediamo più oltre , di vedere a quall’occhio fi debba aggradire, e@
fe a qualunque , o pur folamente a' giudiziofi , e ragionevoli, e fovra
tutto intendenti dell’arte .
OSSERVZZIONE PRIM 4.
L'occhio, al quale deve dilettare la fimmetria degli ordini , deve effere giudiziolo;
e libera da ogni propenfione .
GS: vogliamo nelle noftre difpofizioni obbedire a varj fenfi d’occhio
di qualunque perfona , qual farebbe mai quel ‘difegnarore, che fi
fidafle di poter in tal guifa difporre le fue invenzioni, che da tutri
foffero applaudite, ed aggradite , quando vi fi trovano alcuni così gontj
della propria {tima , che non fanno vedere gli artifizj altrui, fe non
con difprezzarli ; altri fono dotati di un senio critico , ed invidiofo; che
non poflono, {e non parlarne male , i folamente per ignoranza, e
poca capacità non {anno giudicare la perfezione dell’opera; altri non
affuefatti reftano fovraprefi all'infolito afpetto , ancorchè bello ; altri da
genio del proprio Paefe portati abborrifcono quello, ch’ è contro la lo-
ro confuetudine ; altri finalmente portati dalla propria natura feguona
le proprie inclinazioni , così ad un’uomo grave difpiaceranno î fover=
chj ornamenti , ad un'altro , che fi diletta delle cole gentili , increfce»
ranno gli ornamenti femplici , e mailicci < Così di Caligola, dice Sue
tonio , che mofla dal fuo cuore invidiofo, fe incontrava qualche vago
giovane, e di copiofi capelli ornato , lo faceva radere per difformarlo ;
non potendo foffrire la fua bellezza , e perchè fi vegga, che ciò nae
fceva dal fio genio perverfo » pensò di fopprimere i verfi l'Omero j
e quafi era rifoluto di far levare” le Immaginî , e gli feritti di “Ti
tolivio ; e di Virgilio da tutte le Librerie, di quefti dicendo, che era
povero d'ingegno, dell’altro, che era troppo abbondante in parole.
In quanto alla ignoranza certo che ella non è giudice convenien-
te dell operazioni dell’Archîtettura , ficcome nemeno nell’altre difci-
pline , e perciò fe giudica, o le pitture, o le feulture, per ordinario
efce in giudizj inetti , ed all’oppofto del vero, ed il Kirchero nel lib.
e
”