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non poteflfe abitare iicuramente in Cafa, o che dopo pochi anni , e gravif:
fime {pefe , rovinando la Cafa, dovefle di nuovo edificarla. Però Vitru-
vio dice, Firmitatis habita erit ratio > cum fuerit fundamentorumiad folidum depref-
So , È ex quaque materia copiarum fine avaritia diligens eletto . _- |
Nelle quali parole fi ha d'avvertire, che la fodezza dell’ Edifizio Vi
truvio non la pone nella groffezza de’ muri, perchè bafta fiano fufficienti ;
ma nella profondità de’ fondamenti ,..e nella bontà ed elezione delle ma-
terie, che del refto chi la perpetuità colloca folamente nella groffezza de’
muri, vota le borfe ; accrefcendo la -fpefa, e col carico aggrava piuttofto ,
ed indebolifte , di quello che raffodi l’Edifizio.
OSSERVAZIONE QUINTA.
L’ Architettura ha per fine non men ‘principale la beltà ; e ‘proporzioni
delle parti .
Afce quefto fine dalla fteffa radice della utilità dell'abitazione , perchè
N qualunque oggetto o debile, o di poca grazia non riefce mai caro, o
comodo_a chi lo gode; onde la comodità per eflere pertetta ; deve ellere
aggradevole , ed allettativa, e però dice Vitruvio Lib. I. Cap. ‘11. parlan-
do dell’edificazione. Hec autem fieri “debent ut habeatur ratio firmitatis , utilitatis,
venuftatis., e abbaflo dichiara in che confifta quefta bellezza , dicendo , cum
Juerit operis fpecies grata , & elegans: cre. e. al Lib. VI. Cap. IL vulla Archie
tto major cura effe debet , nifi uti proportionibus.
OSSERVAZIONE SESTA.
L'Architettura può correggere le regole antiche , e nuove inventare.
Lp bellezza delle Fabbriche confifte in una proporzionata convenien:
za delle parti, per ottenere le quali gli Antichi con Vitruvio diedero
certe, e determinate regole , delle quali alcuni fono così tenaci che nec
larum unguem, fi partirebbono da quefte , ma io giudicando diftretamente ,
e da quello che occorre in ogni altra profeilione {timo , che fi poffa ; e
correggere qualche regola antica, ed aggiugnere qualche altra; e primiera-
mente la efperienza fteffà lo dimoftra , perchè le Antichità Romane non
fono precifamente fecondo le regole di Vitruvio » nè le proporzioni del Ba
roccio , o degli altri moderni , che feguono in ogni Simmetria i documen
ti antichi ; ma come fi può vedere , e molte nuove proporzioni , e molti
modi nuovi d’efeguire , fi fono ritrovati a’ tempi noftri, che non ufarono
gli Antichi ; onde Alftedio afferifce: Architetti > qui veram Architetturam callent
non omninò è Vitruvio , fed ex ratione , è» attenta obfervatione , optimoque veterum modo
pendent ; ed il Chales nella fua Architettura Tom. IL pag. 709. allerifce: li-
cèt Antiquis haud dubiò multum debeamus » cun ab iis, utpotò Magiftris fcientiarum
principia acceperimus ; non tamen iis tanquain mancipia ità additti fumus’, ut aliquil
cxcogitandi facultas omnis adimarur . E più abbaffo conchiude : Exiftimo igitur
ut mediam quamdam viam incamus , ut aliquid antiquis Architettis concedamus ordinis
cujufque Symetriam accuratò obfervandam , difpofitionem tamen reliquam Architetti do-
cli ingenio relinquendam .
Ci